Nel primo abbraccio, pareva un incanto,
ha trovato la pace un cuore ormai affranto
è stato un frangente di quelli assai rari
spariti di colpo i ricordi più amari.
C’erano cocci, schegge e ferite,
tristi regali di storie appuntite
in cui ogni volta vinceva l’orgoglio,
le mille promesse, un piccolo imbroglio,
ogni “per sempre”, parola assai ambita,
detta tra i denti, incrociando le dita.
Al primo abbraccio, come dicevo,
ogni dettaglio m’è parso più vero:
il profilo del naso, la curva del mento,
il buffo cadere del tuo strano accento:
sembrava già troppa la strada percorsa,
non m’ero accorta che era solo rincorsa
prendere il ritmo, sfiorare il destino
scoprir quanto è facile fare mattino
pestare le occhiaie, mangiare sbadigli
contare i brividi dentro ai bisbigli.
Quel primo abbraccio, non potevo sapere,
del mio futuro era il cantiere:
tra le tue mani mattoni di impegno
sotto i tuoi piedi travi di ingegno
cucire i chilometri a suon di parole
trovare del bello anche dentro al dolore
Scoprire che tutti portiamo in bisaccia
Qualche dolore, qualche storiaccia
Amaro e paure, giù nel profondo
Aver visto una volta la fine del mondo.
In quel primo abbraccio, insomma, nascosto
c’era un mistero risolto in agosto
giaceva nascosto lì in bellavista
ha una banalità per protagonista
ché quando si parla di sentimenti
è fondamentale pensare agli assenti
e tutto l’amore cui hai dato fiducia,
quella ferita che ancora ti brucia,
ha solo permesso a te di capire
che con le parole c’è poco da dire
e se ci fai caso, se fai una stima
in amore ogni ultima volta è sempre la prima.